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Passammo molte ore con vera soddisfazione presso il ristauratore di quadri Anders, il quale, chiamato da Roma ed alloggiato egli pure nel castello, vi attende con molta assiduità a suoi lavori, a cui il re prende viva parte. Non potrei cominciare a parlare della sua rara perizia, nel richiamare a novella vita antichi dipinti, perchè converrebbe spiegare ad un tempo, il metodo di cui si vale nella sua difficile impresa, ed i risultamenti felici che ne ottiene.

Caserta, il 16 marzo 1787;

Ho ricevuto oggi le care vostre lettere del 19 febbraio, e voglio a mia volta, mandarvi tosto alcuni pochi versi. Con quanto piacere non fo ritorno sopra me stesso pensando a miei amici!

Napoli si è un vero paradiso; ognuno vi vive nell’ebbrezza di una specie di obblío di sè stesso, ed io fo come tutti gli altri; quasi più non mi riconosco, e mi pare essere divenuto altro uomo. Ieri io pensavo, o che ero pazzo in passato, ovvero che lo sono diventato ora.

Ho visitate pure di qui gli avanzi dell’antica Capua, ed i dintorni di quella città.

In queste contrade non si tarda a comprendere che cosa sia la vegetazione, ed il perchè si coltivi la terra. Il lino è bellissimo, già quasi in fiore, ed il formento ha raggiunta già l’altezza di un palmo e mezzo. Nei dintorni di Caserta non vi ha che pianura perfetta; i campi sono livellati, quanto le vaiuole di un giardino. Sono piantati tutti di pioppi, dai quali pendono, a foggia di festoni, i tralci della vite, e ad onta di quell’ombra, maturano sul suolo in abbondanza prodotti di ogni specie. Quale aspetto non porgeranno queste campagne, allorquando sara più inoltrata la primavera! Finora abbiamo avuto giornate belle di limpido sole, ma venti freddi, e sui monti è caduta neve di recente.

Fra due settimane dovrò decidere se anderò o no in