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ste acquistano tosto rilievo. Una sera gli spettatori non si contentarono di ammirare quella facilità, di compiacersene, ma vollero provare pure a dipingere dessi a quel modo, se non che, dato di piglio al pennello, non riuscirono a far altro se non dipingersi la barba e lordarsi la faccia. Non havvi in questo fatto di nessuna importanza, un certo non so che, il quale fa pensare agli uomini primitivi? E badate che ciò succedeva in una società colta, nella casa di tale, che sà egli pure, disegnare, e dipingere a dovere. Non è possibile formarsi un idea di questa razza d’uomini, quando non la si abbia vista.
Caserta, mercoledì 14 marzo.
Mi trovo in casa di Hackert, nell’abitazione comoda e piacevole, che gli fù assegnata nell’antico castello. Il nuovo si è edificio immenso, quadrato, con parecchie corti; ricorda l’Escuride ed ha aspetto abbastanza regale. La posizione poi è stupenda; il nuovo palazzo sorge nella pianura la più fertile del mondo, ed i giardini si stendono fino ai monti. Un acquedotto grandioso trasporta da quelli un vero fiume, per uso del castello, non che per irrigare i dintorni, e facendo precipitare quella colonna d’acqua ingente, da roccie disposte artificialmente, si potrebbe ottenere una cascata stupenda. I giardini sono ben disegnati, e riescono a fare buona figura in una contrada la quale è già per sè un vero giardino.
Il castello propriamente regale non mi parve animato abbastanza, e troveressimo noi, poco comode quelle stanze immense. Sembra che il re attuale sia desso pure di questo avviso, imperocchè si sta facendo costrurre nei monti un casino per la caccia, è per diporto, di proporzioni molto più modeste.
Caserta, giovedì 15 marzo.
Il quartiere occupato da Hackert, nell’antico castello, è molto comodo, ed ampio abbastanza per esso, e per i suoi