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calcare altissima, tagliata a picco, la quale porta nome di parete o muro di Martino. Avrei nutrito fiducia di potere arrivare anche senza il soccorso di un angelo al punto dove vuolsi siasi arrampicato l’imperatore Massimiliano, e scenderne; ma ad ogni modo la sarebbe stata sempre impresa temeraria.

Giace Innspruck stupendamente collocato in una valle ampia e fertile, circondato da alte rupi, e da monti. Volevo dapprima fermarmi colà, ma non vi era modo di potervi riposare. Mi divertii per poco tempo con il figliuolo dell’albergatore, giovane vivacissimo; così, poco a poco mi si presentano varie specie di persone. La città trovavasi tutta addobbata a festa per solennizzare la Natività della Madonna. Tutti si avviavano a Wilden, punto di pellegrinaggio, ovvero santuario a tre quarti d’ora della città, nei monti, e verso le due, nel partire, il mio legno spartiva in due quella folla variopinta, lieta, e chiassosa.

Partendo da Innspruck la strada diventa sempre più pittorica. Si entra in una gola, dove corre un affluente dell’Inn, e la vista varia ad ogni istante. Mentre la strada sale sù per una rupe ripida, e quasi la si può dire scavata in quella, la pendice di fronte scende più dolcemente al basso, e trovasi benissimo coltivata. Si vedono sorgere sulle rupi fra i boschi, o posare su piccoli alti piani villaggi, case, casipole, capanne, il tutto colorito accuratamente di bianco. Ad una certa altezza lo spettacolo cangia; si scorgono pascoli, i quali salgono fino alla sommità dei monti.

Imparai molte cose per il mio sistema della creazione del mondo; nulla però di veramente nuovo, d’inaspettato. Pensai molto al modello di cui vi ho parlato le tante volte, per mezzo del quale vorrei rendere accessibile ad ognuno quanto mi preoccupa nel mio interno, e che non è possibile presentare allo sguardo, nella natura stessa.

Poco per volta l’oscurità venne crescendo; i particolari si perdevano; non si scorgeva più che la vista in com-