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prietari lavorando profondamente i loro terreni, devono avere fatto scoperte di rilievo. Si trovarono parecchie stanze vuote, ed in una di queste si rinvennero piccole masserizie, ed utensili di casa, non che lavori artistici, nascosti in un mucchio di ceneri.

Ci sottraemmo all’impressione strana, però ingrata in complesso, di quella città pietrificata, quando seduti in vidinanza al mare, sotto il pergolato di una modestissima osteria, femmo una frugale refezione, godendoci l’azzurro del cielo, la luce splendida del mare, nella speranza di poterci trovare qui di bel nuovo, quando questo angolo venga ad essere coperto dalle foglie della vite.

Mi colpirono ancora una volta nelle vicinanze della città, quelle casipole, le quali sono una imitazione esatta di quella di Pompei. Domandammo il permesso di entrare in una di quelle, e la trovammo molto pulita. Vi trovammo sedie di canna, di forma svelta ed elegante, un armadio dipinto con fiori, a colori vivacissimi sù fondo d’oro, in guisa chè, dopo tanti secoli, dopo tanti avvenimenti, dopo tante trasformazioni, gli abitanti di queste contrade serbano tuttora i costumi, le abitudini, i gusti, le inclinazioni, dei popoli che li precedettero sù questo suolo.


Napoli, lunedì 12 marzo.

Oggi ho vagato quà e là per la città senza scopo fisso secondo il mio costume, osservando e notando varie cose, delle quali però mi duole non avere ora agio a dar conto particolareggiato. Dal complesso potrei dedurre che un suolo felice, il quale provvede largamente, facilmente ai bisogni principali, dà origine ad un razza felice d’uomini, i quali senza pensieri, possono ritenere che il domani non sarà diverso dall’oggi, dal ieri; e che pertanto, vivono senza preoccuparsi menomamente dell’avvenire. Hanno soddisfazioni momentanee, piaceri moderati, dolori passeggieri, e soffrono allegramente. Voglio addurre