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foggia bizzarra, quella piccola creaturina mi fece l’impressione di una pettinatrice, di una modista, le quali, intente tutte a far brillare le altre, poco o nulla badano a se stesse. Assuefatte a vedere corrisposta con danaro l’opera loro, non comprendono come possano fare qualcosa pure a gratis per sè stesse. Senza lasciarsi punto disturbare nel suo cicaleggio dalla mia venuta, narrò una serie di storielle ridicole, che l’erano capitate nella giornata, o che per meglio dire, aveva dessa provocate colla sua vivacità, ed irrequietezza.
La padrona di casa volle dare mezzo a me pure di prendere parte alla conversazione; parlò della posizione stupenda di Capo di Monte, delle rarità che colà si trovano, ed allora quella donnetta si alzò tutta ad un tratto, e mi parve, stando in piedi, più graziosa ancora, che seduta. Si congedò, e nel passare rapidamente davanti a me per uscire dalla stanza, mi disse «I Filangieri verranno uno di questi giorni a pranzo da me; spero di vedere voi pure!» Ed intanto era uscita prima che io le avesse potuto dare risposta. Seppi allora che la signorina era la principessa X parente dei Filangieri. Questi non sono guari ricchi, e vivono modestamente. Mi colpì pertanto il titolo di principessa, tuttochè non sia questo raro nell’alta società di Napoli. Intanto presi nota del nome, del giorno, dell’ora, del luogo, e non mancherò per certo di accettare il gentile invito.
Napoli domenica 11 marzo 1787.
Siccome il mio soggiorno a Napoli non sarà lungo, visito per le prime le cose le più lontane, quelle più vicine cadono per così dire sott’occhio. Sono stato con Tischbein a Pompei, e nel vedere attorno a noi, alla nostra destra ed alla nostra sinistra tutte quelle viste stupende, le quali ci sono note per le moltiplici stampe, ci apparvero queste, nel loro complesso più meravigliose ancora. Pompei