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rebbe duopo far riempire di bel nuovo la bacinella, pagando un’altra volta la somma fissata per questo.
Non mi sentivo troppo bene, e per dir vero avrei desiderato qualche maggior comodo. Mi riparai con una stuoia dal freddo del pavimento, ed essendo inutile pensare a domandare pelliccie, che qui non sono in uso, mi decisi ad indossare una cappa da marinaio che avevamo acquistata quasi per ischerzo, ma della quale mi trovai soddisfattissimo, sovra tutto dopo che io l’ebbi stretta attorno al corpo, con una fune, tolta da quelle che legavano i nostri bauli. Tischbein il quale ritornava da far visita ad alcuni amici, non si pote trattenere dalle risa, scorgendomi mascherato in quella foggia, per metà da marinaro, e per metà da cappuccino.
Napoli, il 27 Febbrajo 1787.
Ieri sono stato in riposo per curare in tempo una leggiera indisposizione; oggi poi mi sentivo bene, ed ho impiegata tutta quanta la giornata a visitare queste magnificenze. Si dica, si narri, si dipinga tutto quanto si vorrà, si troverà qui sempre di più. La spiaggia, il golfo, il porto, il Vesuvio, la città, i sobborghi, i castelli, le passeggiate! Siamo stati pure, verso sera, alla grotta di Posilippo, nel momento appunto in cui all’estremità opposta tramontava il sole. Sono indulgente per coloro i quali delirano per Napoli, e ricordai con commozione il mio povero padre, il quale aveva serbata una memoria incancellabile di tutto quanto specialmente, io vidi oggi per la prima volta. E nella stessa guisa che si suol dire, non potere essere lieto più mai, quegli a cui sia apparso una volta uno spettro, si potrebbe sostenere, in senso inverso, non potere essere più totalmente infelice, chi possa ricordare di avere visto una volta Napoli. Io mi trovo ora totalmente tranquillo, a modo mio, e soltanto apro larghi larghi addirittura gli occhi, allora quando scorgo cose troppo pazze.