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antichi, ed avendo noi risposto loro che volontieri ce li saressimo procacciati, trassero fuori pentole vecchie, mollette da fuoco, ed altre masserizie di casa di nessun valore, ridendo sgangheratamente alle nostre spalle, per averci burlati. Per dir vero, stavamo sul punto di dimostrarci offesi, quando la nostra guida ci tranquillò, assicurandoci essere quello, scherzo il quale si praticava con tutti i forastieri, nessuno dei quali si poteva sottrarre a quel tributo.
Scrivo queste cose in una pessima locanda, dove mi difettano la forza, ed il comodo di proseguire. Pertanto e senza più, felicissima notte!
Fondi, il 25 Febbrajo 1787.
Stamane di buonissima ora, fin dalle tre, eravamo in carrozza. Allorquando spuntò il giorno, ci trovammo nelle paludi pontine, le quali non hanno poi quell’aspetto così triste, che in generale loro si attribuisce a Roma. È vero però, che nell’attraversarle soltanto, non si può portare giudizio intorno ad un opera cotanto colossale, quale il loro prosciugamento, a cui si è posto mano; però mi sembra che i lavori ordinati dal Papa, non potranno a meno di ottenere, in parte almeno, lo scopo ch’egli si è prefisso. Imaginatevi un ampia valle, la quale corre con poca pendenza da mezzodì a tramontana, alquanto più bassa a levante, verso i monti, che non a ponente, verso il mare.
Trovasi percorsa nel senso della sua lunghezza totale dall’antica via Appia, ristabilita di recente; ed alla diritta di questa fu scavato il canale maestro dove l’acqua corre lentamente, prosciugando i terreni alla diritta verso il mare, i quali furono resi adatti alla coltivazione; trovansi difatti coltivati in buona parte, e lo potrebbero essere tutti, ad eccezione di alcuni tratti troppo depressi, quando si trovassero mezzadri.
La parte a sinistra della strada, verso i monti, presenta
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