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PARTE SECONDA




NAPOLI




Velletri il 22 febbraio 1787.

Siamo arrivati qui con tempo buono. Fin d’avantieri questo si era guastato; il sole era scomparso; dall’aria però si poteva pronosticare che il tempo si sarebbe aggiustato di bel nuovo, e così avvenne difatti. Cominciarono a squarciarsi le nubi, ad apparire quà e là l’azzurro del cielo, e per ultimo uscì fuori il sole, ad illuminare la nostra strada. Passammo per Albano, dopo esserci fermato alquanto, presso Genzano, all’ingresso di un parco tenuto, e non già mantenuto, dal principe Chigi proprietario di quello, in un modo strano, ed appunto per questo motivo, non ne consente a veruno l’ingresso. Si direbbe quella una foresta. Alberi, piante, arbusti, cespugli, erbe, tutto vi cresce in piena vita, vi secca, vi cade, vi si corrompe. Ogni cosa cresce nella località che più le torna adatta, e quindi tanto più rigogliosa. Il punto dove stà l’ingresso è di una bellezza indicibile. La valle è chiusa da un alto muro, e da una cancellata in ferro si può vedere all’interno la strada, la quale, salendo, porta sulla collina dove sorge il castello. Un abile pittore potrebbe trovare colà il soggetto di un bel paesaggio.

Non oserei proseguire la descrizione. Dirò soltanto, che pervenuti in cima al monte di Sezza, lo sguardo si sten-