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stesse, che governano i fenomeni naturali, delle quali sto indagando le vie. Se non che, vi ha qualcosa d’altro ancora, di cui non sarei in grado dare conto.


Il 2 Febbraio 1787.

Non è possibile formarsi un idea della bellezza di Roma, allorquando splende la luna nel suo pieno, senza averla vista. Tutti i particolari scompaiono in quel grande contrasto di luce, e di ombre, ed unicamente le imagini grande ed in complesso, si presentano all’occhio. Da tre giorni abbiamo goduto appieno delle notti le più limpide, e le più splendide. L’aspetto il più imponente si è quello del Colosseo, il quale di nottetempo è chiuso. Vi abita un eremita in una piccola cappella, ed accattoni cercano ricovero sotto le volte di quello. Questi avevano acceso fuoco sul nudo terreno, e l’aria tranquilla, cacciava a malapena il fumo dall’arena, in guisa che la parte inferiore di essa rimaneva quasi immersa in quello, mentre in alto le mura immense sorgevano più severe, più cupe; stavamo contemplando quello spettacolo dal di fuori, contro la cancellata, mentre in alto splendeva chiara e limpida la luna. Di tratto in tratto il fumo usciva, facendosi strada fra le aperture delle pareti colossali, e la luna lo illuminava, quasi nebbia d’argento. Era vista propriamente stupenda, e conviene vedere illuminati pure a quel modo il Panteon, il Campidoglio, la piazza di S. Pietro, non che le piazze, e le strade di maggiore ampiezza. Per questo modo qui il sole e la luna, hanno al pari dell’ingegno umano ufficio diverso dalle altre località, dacchè loro incombe rischiarare moli colossali, però proporzionate.


Il 13 Febbraio.

Devo farvi parola di un evento lieto, tuttochè di poco momento; se non chè, ogni evento lieto, sia di molto o di scarra importanza, è pur sempre cosa piacevole. Presso