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i quali mi hanno dato pensiero le tante volte. E voi pure state di buon animo, che non tarderete guari a vedermi ritornare fra voi.


Il 28 Gennaio 1787.

Non voglio ommettere di rendervi consapevoli, ora che ne ho acquistata idea precisa, di due considerazioni, che qui si ha occasione di fare ad ogni istante.

Nello scorgere la ricchezza immensa di prodotti artistici di questa città, tuttochè ridotti per buona parte a stato di rovina, sorge spontaneo e naturale il desiderio, di conoscere i tempi a cui appartengono. Winckelmann ci avvia bensì a distinguere le varie epoche, a riconoscere gli stili diversi di cui si valsero i vari popoli, i quali col volgere degli anni si vennero poco a poco formando, quindi per ultimo, modificando. Di queste verità sono persuasi tutti gl’intelligenti nell’arte. Ognuno ammette la giustezza, il peso di queste massime.

Se non che, in qual modo si può pervenire ad acquistare queste cognizioni? Studiando molto si riesce bensì a formarsene un idea complessiva, generale; ma si rimane tuttora al buio dei particolari. È d’uopo che l’occhio vi si vadi assuefando con una pratica lunga di molti anni, e conviene imparare, prima di potersi arrischiare a fare domande. E forza non titubare; non perdere tempo, l’attenzione deve essere di continuo desta, ed ognuno il quale abbia senno, non tarda ad avvedersi che anche in questo ramo di scienza, non è possibile portare sicuro giudizio, se non tenendo presente il punto di vista istorico.

La seconda considerazione si riferisce esclusivamente all’arte greca, e studia indagare, con quale metodo pervenissero quegli artisti incomparabili, a ricavare della figura umana la serie di quelle loro creazioni divine, le quali raggiungono la perfezione, ed alle quali non difettano, nè le doti le più caratteristiche, nè tutte le transizioni. Mi sono imaginato togliessero a loro norma le leggi