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mattino, ma non essendomivi quivi trattenuto guari più di dodici ore, poco ne potrei dire. Nella galleria dei quadri mi trovai alquanto spostato; ho d’uopo assuefare di bel nuovo i miei occhi a contemplare dipinti. Vi sono però cose pregevoli, e gli schizzi di Rubens della galleria del Lussemborgo, mi procurarono molta soddisfazione.

Vidi pure un bellissimo modello della colonna Traiana. Il fondo è di lapis lazzuli, le figure sono in oro; e quantunque non la si possa dire opera d’arte seria, però la si contempla con piacere.

Nella sala delle sculture antiche ho potuto persuadermi facilmente, che i miei occhi non sono punto esercitati a quella vista, e per non sprecare il tempo, mi vi trattenni poco. Molte cose non mi producono impressione, senza che io valessi a rendermi conto del motivo. La mia attenzione fu fissata da un Druso; mi piacquero molto due Antonini, e così ancora alcuni altri oggetti. Convien pure dire che le sculture non sono disposte molto favorevolmente, tuttochè si sia voluto ornare la sala dove stanno, e la volta, specialmente, di questa porga buon aspetto; se non che il tutto avrebbe d’uopo di essere mantenuto con maggiore cura, e con più nettezza. Nel gabinetto di storia naturale trovai oggetti pregevoli, del Tirolo specialmente, dei quali avevo visto già campioni in piccolo, ed anzi taluni ne possedo.

Trovai una donna la quale vendeva fichi, ed essendo i primi che io abbia gustato, mi parvero eccellenti, ma l’uva sotto il quarantottesimo grado, non si può dire ancora buona. Qui tutti si lagnano dell’umidità e del freddo, e questa mane nell’arrivare trovai una nebbiaccia, alla quale si sarebbe quasi potuto dare nome di pioggia. Durante tutta la giornata poi, il vento soffiò freddo, dai monti del Tirolo. Guardando in direzione di quelli, dall’alto di un campanile, li vidi tutti coperti di nuvole. Ora, mentre vi scrivo, il sole che sta per tramontare illumina tuttora la sommità di quello stesso campanile, il quale sorge davanti alla mia finestra. Vogliate avermi per iscusato se io