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è pienamente consentanea alla mia natura. Le frutta qui non sono punto straordinarie; ho mangiato buone pera, ma sospiro per l’uva e per i fichi.

Voglio ancora tornare ai gesuiti, i quali mi preoccupano, e traggono a sè la mia attenzione. Le loro chiese, i loro campanili, tutti i loro edifici hanno aspetto grandioso, imponente, che ispira agli uomini, senza che neppure questi se ne avvedano, rispetto. Nella decorazione delle loro chiese fanno tale uno sfoggio d’oro, d’argento, di metalli, di marmi preziosi, che deve propriamente acciecare i poveri, i quali pongono il piede in quelle. Purchè producano impressione, non rifuggono neppure talvolta dal ricorrere al cattivo gusto, la qual cosa è del resto consentanea all’indole del culto esteriore cattolico; ma fin’ora non ho visto altri che sappiano trarne profitto con tanta accortezza, con tanta costanza, quanto i gesuiti. Tutto presso questi vi concorre; non si ristringono dessi, al pari degli altri ordini religiosi, ad antiche pratiche le quali hanno perduto la loro efficacia; sanno piegarsi allo spirito dei tempi, ravivare colla magnificenza, colla splendidezza, il sentimento religioso.

Si adopera qui per le costruzioni una singolare qualità di pietra, di aspetto cupo, antico, di natura porosa, la quale si potrebbe dire una specie di porfido. È di colore verdastro, misto di quarzo e di ampi tratti di giaspo, nel quale si trovano campi più piccoli di forma rotonda, che paiono quasi breccia. Avrei pure desiderato di portarne meco un campione, ma la pesa molto, ed ho fatto giuramento di non caricarmi più di sassi in questo viaggio.


Monaco, il 6 Settembre.

Partii di Ratisbona ieri, poco prima del mezzo giorno. Presso Aburg si percorre una bella contrada, dove il Danubio volge le sue acque fra rupi calcari, fin presso Saale. La calce vi è densa, come presso Osteroda nell’Harz, in generale però porosa. Arrivai a Monaco alle sei del