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non avrà altro difetto se non quello di essere troppo ampio per la dimensione delle nostre abitazioni nordiche. Mi potrò benissimo ricoverare di bel nuovo in quelle, ma non so dove mai potrò trovare spazio per il mio ritratto.
Il 29 Dicembre.
Non ho potuto a meno di accorgermi dei tentativi che si vorrebbero fare per trarmi fuori della mia oscurità, del desiderio che avrebbero i poeti di leggermi, o quanto meno di darmi a leggere le loro produzioni, della facilità che troverei qui a rappresantare una parte importante; ed intanto mi basta avere compreso lo scopo al quale si mirerebbe con tutti questi passi. Imperocchè le molte piccole compagnie, o circoli che si sono formati, e si agitano in questa metropoli mondiale, hanno tutti una certa impronta di città piccola.
Il mondo è uguale dovunque, ed il solo pensiero della parte che dovrei, che potrei prendere a quella vita meschina, mi dà fastidio, prima ancora che io l’abbia provata. Sarebbe forza accostarsi ad un partito; far proprie le passioni di quello; mescolarsi a suoi intrighi; lodare artisti e dilettanti; dir male dei loro emuli, lasciarsi guidare dai ricchi, e dai grandi. Ed a quale scopo mi dovrei piegare a questa vita, a recitare cogli altri questa litania?
No certamente; io mi accosto soltanto quanto mi basta per avere conoscenza pure da questi particolari, quindi tornarmene a casa tranquillo troncando agli altri ed a me stesso il desiderio di farmi fare, e di fare conoscenza più intima con quel mondo pettegolo. Io voglio vedere Roma quale sussiste, quale dura, e non quale si muta e si trasforma ogni decennio; e quando mi sopravvanzasse tempo, lo vorrei impiegare meglio. La storia specialmente si può qui studiare meglio che in qualsiasi altro punto del globo. Altrove si legge, quasi stando di