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gli uni al lato degli altri i capi d’opera, i quali si trovano sparsi per tutta Roma, e paragonarli gli uni agli altri, la quale cosa è di tutta importanza. Non ho potuto astenermi dal fare acquisto di una testa colossale di Giove. Dessa si trova ora di fronte al mio letto, in buona luce, per guisa che posso porgerle i miei omaggi alla comparsa dei primi raggi del sole, ed intanto, ad onta della sua imponenza e della sua serietà, ha dato dessa origine ad una piccola avventura piacevole.

La nostra vecchia padrona di casa, sempre quando viene in camera per farvi il letto, porta seco il suo gatto fedele. Stavo nella sala vicina, e sentivo la buona donna occupata a porre in assetto la camera. Tutto ad un tratto ella apre la porta correndo, agitata contro tutte le sue abitudini, accennandomi entrare nella stanza per esservi spettatore di un miracolo; ed avendole io domandato di che cosa si trattasse, mi rispose che il gatto stava adorando il padre eterno, soggiungendo, avere osservato le molte volte già, possedere quell’animale altrettanta intelligenza quanto un Cristiano, però essere questo un gran miracolo. Mi affrettai ad entrare nella camera, per potere contemplare la cosa con i miei propri occhi, e per dir vero era quella abbastanza curiosa. Il busto trovasi collocato in cima ad un alto piedistallo, ed il corpo trovasi troncato alquanto al disotto del petto, in guisa che la testa campeggia in alto. Il gatto si era arrampicato sul tavolo, ed aveva collocate le sue zampe sul petto del Dio, e stendendo quanto poteva le sue membra perveniva col suo muso all’altezza della sacra barba, che stava leccando con vera compiacenza. Non volli sturbare la fede della buona vecchia nel miracolo, ma mi spiegai la strana devozione del gatto per mezzo dell’odorato finissimo di quella razza di animali, il quale lo aveva fuor di dubbio fatto accorto del grasso, rimasto, nel cavare il busto dalla forma, negl’interstizi della voluminosa barba del padre degli Dei.