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io raggiungo il mio scopo, di scansare la noia di dovere dar conto di continuo della mia persona, e de’ miei lavori.
Il 9 Novembre.
Talvolta io mi soffermo a ricordare le cose già viste. Penso volontieri a Venezia, a quella creazione grandiosa in seno al mare, sorta come Pallade armata dal cervello di Giove. Qui la Rotonda, tanto internamente quanto all’esterno, mi ha fatta profonda impressione per il suo carattere grandioso. In S. Pietro sono riuscito a comprendere come l’arte, al pari della natura, può accrescere tutte le proporzioni; e l’Apollo del Belvedere mi ha persuaso della verità di questa osservazione. Imperocchè, nella stessa guisa non valgono i migliori disegni a dare un’idea di quell’edificio, non erano valse le copie in gesso, che io già conosceva da buona pezza, a darmi idea del pregio della statua originale in marmo.
Il 10 Novembre 1786.
Io vivo qui in una condizione di quiete, di serenità, che non conoscevo da buona pezza. Il mio costume di vedere e considerare le cose quali sono; la mia costanza nel lasciare gli occhi aperti alla luce; la totale mancanza di ogni pretesa, mi riescono utili ancora questa volta, e mi rendono pienamente felice, nella quiete della mia vita attuale. Ogni giorno un qualche oggetto nuovo, meraviglioso; ogni giorno imagini fresche, grandiose, rare, ed un complesso che si vagheggiava da lungo tempo, ma che non si riusciva mai ad imaginare.
Oggi sono stato alla piramide di Cestio, e verso sera sul monte Palatino, dove sorgono imponenti le mura in rovina, del palazzo dei Cesari. Non è possibile, io credo, trovare vista uguale a questa. Nulla propriamente si scorge di meschino, tuttochè non manchi quà e là qualcosa, che