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con un Inglese a cagion d’esempio, versato nell’arte e nella storia, ed ora posso dire, che quel mio sogno si è avverato, assai meglio di quanto non avrei osato sperare. Tischbein viveva da molto tempo qui quale mio migliore amico, con il desiderio di farmi vedere Roma; ci conoscevamo da buona pezza per corrispondenza, ora ci conosciamo di persona; quale migliore guida avrei potuto io desiderare? Duolmi solo che il mio tempo è ristretto, se non chè, farò tutto il mio possibile, per impiegarlo a dovere.

E da tutto quanto io vado scorgendo, prevedo che sorgerammi desiderio di tornare, allorquando dovrò partire.


L’8 novembre.

Il mio semi incognito, strano se volete ed anche alquanto capriccioso, mi arreca vantaggi ai quali non avrei pensato. Dal momento che ognuno si ritiene obbligato di fingere d’ignorare chi io sia, ed ognuno si astiene dal parlar meco della mia persona, non possono far altro tutti fuorchè parlare di sè o delle cose che loro stanno a cuore, e per tal guisa apprendo ogni giorno quali siano le occupazioni di ognuno, quanto si faccia, ovvero sorga di pregevole. Il consigliere aulico Reifenstein1 secondò, desso pure, questo mio capriccio; se non che riuscendogli meno accetto per certe sue ragioni particolari il nome che io avevo scelto, mi ha creato barone senz’altro, ed io non sono denominato più altrimenti che il barone il quale stà di fronte a Rondanini, ovvero semplicemente il barone, senz’altra aggiunta; e ciò tanto più facilmente, che in Italia corre molto l’usanza di designare le persone unicamente con i loro prenomi, ovvero sopranomi. Ma intanto

  1. Originario di Amborgo prese stanza a Roma nel 1762, e vi dimorò fino alla sua morte avvenuta nel 1793, dedicandosi tutto allo studio delle arti, ed alla protezione degli artisti. (Il Traduttore).