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delle varie epoche, delle diverse vicende, per comprendere quanto a primo aspetto pareva oscurissimo, vale a dire, in qual modo una Roma sia succeduta all’altra; e non solo quella moderna all’antica, ma quelle ancora le quali si formarono, e si succedettero, nelle epoche intermedie. Ora io non ho fatto altro che cercare a scoprire i punti tuttora nascosti in parte, alla quale cosa mirabilmente giovano i lavori preparatori fatti fin qui; imperocchè, a partire dal secolo XV ai giorni nostri, valenti artisti ed eruditi, dedicarono a quegli studi tutta intera la loro vita.

Buona parte di questo lavoro poi si compie agevolmente, unicamente nel percorrere Roma, per recarsi a visitare le cose le più notevoli; imperocchè negli altri luoghi è d’uopo ricercare queste, e qui, in tanta abbondanza, e cotanto vicine le une alle altre, si offrono quasi spontanee allo sguardo. Sia che si stia fermo, sia che si cammini, si vedono dovunque un quadro, una vista di ogni genere, di ogni specie; palazzi, e rovine, giardini e deserti, strade ampie e strade strette, casipole, stalle, archi di trionfi e colonne, e spesse volte tutte queste cose addossate cotanto le une alle altre, che si potrebbero disegnare sopra uno stesso foglio di carta. Converrebbe avere cento mani, per poter descrivere tutto. A che cosa può servire una penna? Tanto più se si pensa, che si resta stanchi, quasi spossati dal continuo vedere, ed ammirare.


Il 7 Novembre 1786.

Abbiatemi per iscusato, amici miei, se quindinnanzi mi troverete scarso di notizie; fintanto che si viaggia, si raccoglie sempre qualcosa per istrada; ogni giorno si ha qualche novità a narrare; corrono il pensiero, la penna, il giudicare. Qui invece si vive quasi in una grande scuola, dove s’impara cotanto in un giorno, che non si sa da qual parte cominciare ad esporlo. Per farlo a dovere, converrebbe stare qui vari anni, ed osservare un silenzio pittagorico.