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camente davanti all’altare, volgendosi ora all’uno ora all’altra parte, facendo gesti, atti, e mormorando preghiere, nè più nè meno che qualunque altro sacerdote, si risvegliò in me il sentimento protestante, e non provai piacere di sorta alla vista della funzione, che già mi era nota, per avere assistito altre volte alla messa. Cristo del resto, insegnò oralmente fin da ragazzo la sua dottrina, ed anche nella sua gioventù non si rinchiuse nel silenzio, risultandoci dal Vangelo che parlava spesso, volontieri, e stupendamente. Che cosa mai direbbe, pensavo io, se qui apparisse, se vedesse il suo rappresentante sulla terra muoversi a quel modo, ora di quà, ora di là, mormorando, a fior di labbra, parole inintelligibili? Mi sovvenne ancora una volta del venio iterum crucifigi, e fatto cenno al mio compagno di volere uscire, tornammo nell’ampia sala, ricca di dipinti.
Trovammo ivi radunata grande quantità di persone, le quali stavano osservando le preziose pitture, imperocchè questa festa di Ognissanti, è pure la festa di tutti gli artisti di Roma. Non solo la cappella, ma tutto quanto il palazzo, sono in questo giorno accessibili ad ognuno, per varie ore; non vi ha d’uopo di dare mancie, e si è liberi dalle molestie del custode.
Stavo contemplando le pitture a fresco delle pareti, imparando a conoscere ed apprezzare pittori, dei quali non conoscevo neppure i nomi, come a cagion d’esempio, Carlo Maratti.
Però mi tornavano più accette le opere di quei pittori, dè quali già conoscevo l’indole, e la maniera. Ammirai in modo particolare la Santa Petronilla del Guercino, la quale stava già in S. Pietro, dove venne sostituita all’originale una copia in mosaico. Si vede il cadavere della santa sotto alla tomba, richiamato a novella vita, ed a giovinezza eterna in cielo; si potrà dire quello che si vorrà di questa doppia azione, il quadro non cesserà per questo dall’essere stupendo.
Mi colpì però maggiormente ancora un quadro del Ti-