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come tutti i Tedeschi il culto di Goethe) uno di quei libri piacevoli senz’essere però frivolo, che valgono ad alleviare la noia di una giornata piovosa in villa, ovvero di quella, più lunga ancora a trascorrere, di viaggio nel carozzone della ferrovia, sopra una strada che si percorra per la centesima volta.
Mi trovavo per l’appunto in villa. Non pioveva, che l’autunno nello scorso anno fu di tale inarrivabile bellezza, che chi sa quante pagine mai avrebbe ispirato al Goethe se lo avesse potuto godere, ma non avevo occupazione. Per fare una cosa, tradussi gl’Italiänische Reise, e poichè ho sostenuta la fatica del tradurli, pubblico la mia versione, augurandomi di poterla trovare talvolta sul tavolo di un villeggiante il quale non si diverte, o vederla nelle mani di un qualche compagno di viaggio in ferrovia, il quale, prima di dare di piglio al libro, minacciasse addormentarsi per assenza di diletto. Che se poi questa mia lusinga dovesse incontrare la sorte che tocca per lo più alle speranze, alle lusinghe, vale a dire il disinganno, non vi sarà gran male. Il culto dei Tedeschi per Goethe non ne soffrirà detrimento per certo; ed il traduttore de’ suoi Italiänische Reise non si darà soverchio pensiero se si dirà, ch’egli avrebbe potuto impiegare meglio le ore del precoce suo otium cum dignitate, sinonimo questo troppe volte, per chi conobbe vita meno disutile, di noia, e di sbadigli. E da questi, la scampi Iddio, benigno signor lettore!
AUGUSTO DI COSSILLA.