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santa religione, imperocchè quando lo facesse, i suoi Prussiani, uomini bestiali, ed eretici arrabbiati, tosto lo ucciderebbero, misfatto il quale non rimedierebbe a nulla. Eppertanto il Santo Padre gli ha dato quel permesso, affinchè di nascoto ed in silenzio procuri per quanto può diffondere e giovare alla nostra santissima religione.» Tenni la cosa per incerta, rispondendo unicamente, che dal momento sarebbe stata quella un gran segreto, sarebbe difficile trovare chi fosse in grado di darne conto. Tutti i nostri discorsi anteriori furono ad un dipresso della stessa natura, e non potei a meno di ammirare l’abilità del clero cattolico, il quale sa, rimuovere, o rappresentare a suo modo, tutto ciò che può far danno alle sue dottrine.
Partii da Perugia in un mattino stupendo, felice di trovarmi di bel nuovo solo. La posizione della città è bella, e la vista del lago amena. La strada cominciava a scendere, correva in fondo ad un’ampia valle, quindi viddi Assisi.
Sapevo dal Palladio e dal Volckman, esistere colà un bel tempio di Minerva, costrutto ai tempi di Augusto, e tuttora in buonissimo stato. Lasciai presso la Madonna dell’Angelo il mio vetturino, il quale proseguiva il suo viaggio verso Foligno, e salii, con un vento fortissimo, a piedi ad Assisi, provando vivo desiderio di fare una passeggiata in quella solitudine. Lasciai alla mia sinistra le immense costruzioni delle chiese sovrapposte le une alle altre, dove sta la tomba di S. Francesco, le quali punto non mi attraevano, pensando avrei trovato colà impresso il marchio delle idee del mio capitano. Domandai ad un bel giovane la strada di Maria della Minerva, ed egli mi portò alla città, la quale sorge sopra un monte, e giunto finalmente nella parte antica di quella, apparve a miei occhi l’opera stupenda, primo monumento ben conservato dell’antichità, che si offerisse al mio sguardo, tempio modesto quale si conveniva a piccola città, ma cotanto felicemente ideato, ed eseguito con tanta perfezione, che farebbe buona figura dovunque. Prima di tutto si deve porre mente alla sua