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se non fossero cotanto intricati nelle loro diramazioni, i fiotti e la marea avrebbero potuto fin dalle epoche le più remote, esercitare qui la loro azione, formarvi ampie pianure, e ne sarebbe sorta una stupenda contrada, in un clima felicissimo, alquanto più elevata che le altre terre. Quale ora si trova, forma un laberinto intricato di gole, di monti, e molte volte riesce difficile scorgere da dove abbiano origine le acque, ed in quale direzione corrano. Se le valli fossero meno profonde, se le pianure fossero più uniformi di livello, si potrebbe questa regione paragonare alla Boemia, toltone che i monti che sono di tutt’altra natura. Non vi si scorgono però terreni deserti, incolti; tuttochè montuosi sono tutti, più o meno, coltivati. Vi abbondano i castagni, i cereali; vi sono di ottima qualità e bellissime le praterie. Si vedono lungo la strada felci, con foglie piccole, di tessuto compatto, ed attorno alle chiese, alle cappelle, sorgono svelti cipressi.

Ieri sera il tempo era coperto, ma oggi, brilla di bel nuovo, chiaro e limpido, il sole.


Il 25 sera, Perugia.

Sono stato due sere senza scrivere. Le locande erano talmente pessime, che difettava ogni mezzo di potere stendere un foglio di carta. Comincio poi anche a trovarmi alquanto impacciato e smarrito, che da Venezia in quà, il viaggio non fù più tanto facile e piacevole.

Alle ventitrè, le dieci, secondo il nostro modo di computare le ore, sboccammo dall’Apennino, e vedemmo Firenze, stesa e adagiata in un’ampia valle, stupendamente coltivata, e popolatissima di case, e di ville.

Feci una rapida corsa nella città, viddi il duomo ed il battistero. E qui si apre davanti a miei occhi un mondo affatto nuovo e sconosciuto, nel quale però, io non mi voglio trattenere. I giardini di Boboli sono amenissimi, ma io mi affrettai di venirne via.

L’aspetto della città rivela l’agiatezza del popolo che