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Il S. Procolo è una bella figura, ma gli altri, i vescovi, i preti! Al di sotto si scorgono angioli, i quali scherzano cogli attributi. Il pittore, il quale si trovava col coltello alla gola, cercò scampo per dimostrare almeno in questi, ch’egli non era addirittura un barbaro. Del Guido sonvi pure due figure nude, un S. Giovanni nel deserto, ed un S. Sebastiano, stupendamente dipinti, questo e quello; ma che cosa esprimono? S. Giovanni apre la bocca, e S. Sebastiano si curva!

Considerando la cosa dal punto di vista storico, si potrebbe dire che la religione ha fatto risorgere le arti, ma che la superstizione finì per prendere il sopravvento, e le mandò di bel nuovo in rovina.

Dopo pranzo, trovandomi alquanto più di buon umore che questa mane, e portato a giudizi meno severi, scrissi le parole seguenti sul mio taccuino: «Nel palazzo Tanari trovai un quadro rinomatissimo del Guido, il quale rappresenta la Vergine nell’atto di allattare il bambino. La figura è di grandezza maggiore del vero, e la testa si direbbe dipinta da un Dio; è indescrivibile l’espressione di affetto, colla quale la madre stà contemplando il divino pargoletto. Parmi abbia voluto il pittore esprimere una sofferenza tranquilla, serena, quasi sentisse la Vergine non essere quello che sta allattando un frutto dell’amore, ma bensì un dono del cielo, il quale gli dovrà essere ritolto, e che nella sua umiltà, non riesce a comprendere, come sia stato donato a lei.» Il resto del quadro è occupato da un immenso panneggiamento di cui fanno molto caso gl’intelligenti, ma del quale io non saprei che cosa dire. Anche i colori sono poi anneriti, e tanto la stanza, quanto la giornata, non erano favorevoli per la luce.

Ad onta della confusione nella quale mi trovo, sento però di già, che la pratica, l’esperienza, la parte che prendo all’arte, cominciano a rischiararmi le idee. E difatti mi piacque moltissimo una circoncisione del Guercino, perchè conosco quel pittore, e mi va molto a genio. Non posi mente all’argomento ingrato, e provai sod-