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sinistra attorno al collo della Vergine, e si curva alquanto per agevolare a questa il mezzo di potere contemplare la ferita; quest’attitudine dà alla figura un certo non so che, non vorrei già dire di forzato, ma che però non soddisfa. Ad onta di ciò, il quadro è di una bellezza inarrivabile. Lo sguardo di malinconia, con il quale il Salvatore contempla la Vergine, è sommamente caratteristico; si direbbe rivelare quello, che neppure la risurrezione sia valsa a spegnere la memoria delle sofferenze sue e di lei.

Questo quadro venne inciso da Stränge, ed io vorrei che i miei amici potessero vederne almeno questa riproduzione.

Dopo quello la mia attenzione fu fissata da una Madonna. Il bambino cerca il seno della madre, la quale, per pudore, rifugge dallo scoprire il petto. L’idea è bella, naturale, e fu riprodotta con grande maestria.

Vidi pure un’altra Madonna, la quale tiene sulle ginocchia il bambino rivolto agli spettatori, nell’atto d’impartire a questi la sua benezione, idea questa felice nel senso della mitologia cattolica, e che difatti, venne ripetuta le molte volte.

Guercino è propriamente un pittore valente, dotato di forza virile, senz’ombra però di durezza; che anzi i suoi dipinti presentano una grazia morale gentile, una spontaneità, ed una grandiosità pacata, serena, le quali fanno sì, che le sue opere, quando l’occhio vi si è assuefatto, si riconoscono tosto a primo aspetto. La leggerezza, la soavità, la perfezione del suo pennello, recano propriamente stupore. Usa volontieri ne’ suoi panneggiamenti tinte di rosso cupo, le quali si fondono stupendamente su quelle azzurrine, delle quali si vale pure volontieri.

Gli argomenti degli altri suoi quadri che ho visti qui, sono tutti più o meno infelici. L’ottimo artista pose il suo ingegno alla tortura; però a nulla valsero pennello, imaginazione, abilità di mano. Sono lieto di avere potuto vedere ed apprezzare questi lavori, tuttocchè questo correre, senza fermarsi, non valga guari nè per diletto, nè per istruzione.