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una parola d’italiano, si trova qui smarrito, confuso, e non sà dove dare del capo, non ostante tutte le sue lettere di raccomandazione. Egli è persona di nascita distinta, di modi garbati, ma che non sà guari nulla di nulla. Può avere oltre a cinquant’anni, ed ha a casa sua un ragazzo di diciasette anni, di cui attende ansiosamente notizie. Ho avuta occasione di rendergli qualche piccolo servigio; egli visita l’Italia a suo comodo, però rapidamente, tanto che basti per averne idea, ricavandone quel profitto che può, ed io gli ho dato spiegazione di molte cose. Parlandogli io di Venezia, mi domandò da quanto tempo io mi trovassi qui, ed allorquando risposi che eran solo quattordici giorni, e che non vi ero mai stato dapprima, egli mi disse: «Il parait que vous n’avez pas perdu votre temps!» E questa si è la prima testimonianza che posso addurre della mia buona condotta. Il mio francese trovasi qui da otto giorni soltanto, e parte domani. Trovai curioso di conoscere questo pretto tipo di Versagliese, all’estero. Egli dice di viaggiare, e mi recò stupore il vedere come si possa viaggiare, senza pensare ad altro che a se stesso; e sì, che questi è, a modo suo uomo, uomo dabbene, compito, ed aggiustato.


Il 12 Ottobre.

Ieri sera ho visto al teatro di S. Luca una comedia nuova l’Anglicismo in Italia? Dal momento che viaggiano molti Inglesi in Italia, era cosa naturale che si fossero osservati i loro costumi, ed io credeva apprendere qual conto facessero gl’Italiani di questi loro ospiti ricchi e sempre bene accetti; se non chè, poco vi era da imparare davvero. Alcune scene ridicole, felici come sempre, ma il resto serio, pesante, senza la menoma intelligenza dell’indole degl’Inglesi; i soliti discorsi morali, sentenziosi, della comedia italiana, mescolati questa volta ad un azione volgare.

Convien dire però, che la comedia non piacque, e fu