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Non ho poi mai visto finora un popolo prendere cotanta parte ad uno spettacolo, godere a tal segno, di vedersi riprodotto sulla scena con tanta naturalezza. Non faceva altro che ridere, ed applaudire durante tutta la rappresentazione. È d’uopo però soggiungere che gli attori erano eccellenti. Si erano distribuite, secondo la loro diversa attitudine, le parti di quei caratteri, i quali sono i più abituali nel popolo. La prima attrice era graziosissima, e stava molto meglio in quel costume schietto e volgare, che vestita all’eroica. Le donne tutte, e questa specialmente, imitavano colla più grande evidenza le voci, i gesti, i modi delle donne del popolo, e vuolsi propriamente dar lode all’autore, per avere saputo trasportare con tanta verità sulla scena i costumi di quello. La cosa non sarebbe guari possibile con altro popolo, di natura meno piacevole, ma si dovrà pur sempre dire, che la comedia è scritta da mano maestra.
La compagnia Sacchi, per la quale scriveva il Gozzi, trovasi oggi dispersa. Vidi però la Smeraldina, la quale appartenne a quella; donnetta graziosa, con una faccia rotonda, pienotta, piena di vita, di brio, e propriamente allegra. Vidi recitare con quella il Brighella, attore alto, magro, ma abilissimo, particolarmente nei gesti, e dotato di grande mobilità di fisonomia. Le maschere, le quali presso di noi hanno aspetto di altrettante mummie, sono qui per contro piene di vita, e si devono dire propriamente, prodotto indigeno di questa contrada. Riuscirono, per così dire, a personificare le varie età, caratteri, e condizioni, e per quanto recitino le maschere in teatro per la maggior parte dell’anno, si trovano pur sempre naturalissime, quelle figure convenzionali.
Li 11 Ottobre.
Non essendo possibile poi, il vivere continuamente solo in mezzo a tanta folla, ho finito per contrarre relazione con un vecchio signore francese, il quale, non conoscendo