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ma queste più non si alzano, il sole è ardente, i muri non tardano ad asciugare; è tempo dipensare alla ritirata. Ed i gamberi si valgono di quel momento, per fare la loro preda. Non si può vedere cosa più curiosa, e più comica ad un tempo, che i movimenti di questi animali, formati di un capo rotondo e di due lunghe tanaglie, imperocchè le loro zampe, nascoste dal capo, non si vedono. Tostochè scorgono una patella, si avvanzano verso quella; l’afferrano colle loro tanaglie, e la capovolgono sul suolo per divorarsela. Se non chè, talvolta la patella, quando vede accostarsi il nemico si ferma, e si attacca al suolo con quanto ha di forza, ed allora il gambero le gira attorno, la tenta da tutti i lati; fa tutto il suo possibile per capovolgerla; ma ad onta sia di tanto più forte, non riesce a staccare quell’animaluccio dal suolo; rinuncia a quella preda, volge ad un altra, e la prima, liberata dal pericolo, cerca scampo nella fuga. Per quanto io abbia osservato attentamente parecchi di questi duelli, non ne ho visto neppur uno, nel quale il gambero abbia riportata la vittoria.


Il 10 Ottobre.

Quest’oggi finalmente, posso dire di avere udita una buona e bella comedia! Nel teatro di S. Luca, si recitavano le Baruffe Chiozzotte, titolo che volendolo tradurre alla lettera suonerebbe, le dispute e le picchiate di Chioggia. I personaggi suno tutti marinai abitanti di Chioggia, le loro mogli, sorelle, e figliuole. L’abitudine di tutta quella gente di schiamazzare sempre, nell’allegria come nel dolore; il loro contegno, la loro vivacità, la loro bontà d’animo, i loro modi volgari, i loro frizzi, i loro capricci, sono riprodotti con inarrivabile spontanietà. La comedia è ancora una di quelle del Goldoni, ed essendo stato io ieri appunto in quel paese, cosicchè mi risuonavano tuttora all’orecchio le voci, mi stavano tutt’ora davanti agli occhi i modi di quei marinari, quelle scene mi diverti-