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Filosofia zoologica | 25 |
Si studiava l’anatomia comparata, intesa nel suo più vasto significato, per farne la base di una morfologia, ma si badava alle differenze tanto quanto alle analogie. Io non tardai a riconoscere, che per difetto di metodo non si era fatto un solo passo avanti. In vero si comparava a caso un animale con un altro, degli animali fra loro, degli animali coll’uomo; quindi infiniti divagamenti, una confusione spaventosa; perchè qualche volta questi ravvicinamenti andavano abbastanza bene, altre volte, allo incontro, erano assurdi e impossibili. Allora riposi i libri in disparte per rivolgermi alla natura. Scelsi uno scheletro di quadrupede, essendo la stazione orizzontale meglio caratteristica, e mi misi ad esaminarlo pezzo per pezzo procedendo dallo avanti allo indietro.
L’osso intermascellare fu quello che mi colpì il primo; e gli tenni dietro in tutta la serie animale; ma questo studio svegliò in me altre idee. La affinità della scimmia coll’uomo dava luogo a riflessioni umilianti, e il dotto Camper credeva di aver segnalato una differenza importante dicendo che la scimmia aveva un osso intermascellare superiore il quale mancava nell’uomo. Io non saprei dire quanto mi riuscisse cosa penosa il trovarmi in opposizione con un uomo al quale andavo debitore di tanto, al quale mi sforzavo di raccostarmi per proclamarmi suo allievo e imparare tutto da lui. Chi volesse cercare di farsi un’idea di quel mio lavoro lo troverà nel vol. XV degli Atti di Bonn. In quell’ultimo periodico si troverà la memoria, accompagnata da tavole che rappresentano le diverse modificazioni che sopporta questo osso nei vari animali; per lungo tempo i disegni secondo i quali furono eseguite rimasero nascosti nelle mie cartelle, e vi sarebbero ancora senza la benevolenza colla quale fu accolto quel piccolo lavoro.