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Filosofia zoologica 9

occhi del corpo, nè toccare colle mani. Geoffroy, fermo su saldi principii, si abbandona alle sue elevate ispirazioni, e non si assoggetta alla autorità di un tal metodo.

Non ci si vorrà movere rimprovero, se, dopo questa esposizione preliminare, ci faremo a ripetere ciò che dicevamo sopra, vale a dire che si tratta qui di due forze opposte della mente umana, quasi sempre isolate e sparpagliate per tal modo che s’incontrano tanto raramente insieme nei dotti quanto negli altri uomini. La loro eterogeneità rende ogni ravvicinamento malagevole, e non si è che con qualche rammarico che esse si aiutano scambievolmente. Una lunga esperienza personale e la storia della scienza mi fanno temere che la natura umana non sia per potersi mai sottrarre alla influenza di questa fatale scissione. Dirò anche, spingendomi più oltre, che l’analisi esige tanta perspicacia, una attenzione talmente continuata, una così grande attitudine a tener dietro alle variazioni della forma nei più minuti particolari, e a dar loro un nome, che non si potrebbe biasimare quell’uomo il quale essendo fornito di tutte queste facoltà, ne vada superbo, e consideri un così fatto metodo siccome il solo ragionevole e vero. Come mai potrebbe, egli risolversi a dividere una gloria tanto penosamente acquistata con sforzi laboriosi, con un rivale che ha avuto l’arte di arrivare senza fatica a quella meta dove il premio non dovrebbe essere dato che al lavoro e alla perseveranza?

Non v’è dubbio che chi piglia le mosse da una idea ha il diritto di inorgoglirsi di aver saputo concepire un principio; egli si riposa fiduciosamente nella certezza che sarà per trovare nei fatti isolati tutto ciò che ha segnalato nel fatto generale. Un uomo in tal condizione ha pure quel bene inteso orgoglio che proviene dal sentimento delle sue forze, e non c’è da meravigliare se