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92 | p. gobetti |
non è ancora animato tutto un mondo di personaggi. Il nucleo centrale, immediato e senza finezze; nella protagonista una sensualità fatale, ma non spiegata: la fisiologia soggioga l’umanità. Nanni e Mara restano due ombre: lo stile frammentario, sprezzato è lo stile oscuro del taccuino.
Di questi spunti c’è invece realizzazione poetica nel dramma. Verga è riuscito a porre la Lupa nel suo ambiente, a trasformarla di fatto patologico in realtà artistica. La misura del dramma è in questa giustificazione di pietà che consacra la tragicità di gna’ Pina fatta di miseria e di peccato, di rassegnazione e di sventura. Arte vera è nel rapporto tra didascalie e dialogo che reciprocamente si spiegano e si svolgono secondo un processo tutto verghiano. Nel primo atto il movimento poetico tende a concludersi nella sensualità attraverso la passione, chiarita ineluttabile per il fallimento di tutti gli sforzi che la vogliono reprimere. Nel secondo domina rigidamente inflessibile la legge della giustizia che deve essere compiuta: e poiché i personaggi del dramma se ne vengono staccando e operano in paurosa solitudine, in tragica opposizione di incompresi, viene preparandosi con logica fatale la luttuosa soluzione: intorno alla catarsi si organizza l’idealità del dramma, gli spunti veristici ne riescono trasfigurati.
Perchè La Lupa non è verista e invece la Melato si appagò di una rappresentazione di lascivia ripugnante alterando la profonda umanità dell’opera, la commozione dell’amarezza e dello schianto, della rassegnazione e della sciagura. Il dramma fu ridotto a scarna fisiologia, a naturalismo chiaramente approssimativo. Nè la fine sensibilità di Maria Melato potè reagire, una volta messa sulla cattiva via, a questa sovrapposta materialità: fece del cattivo