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-tù dell’analisi le è negata. Le sue figure non superano un onesto significato decorativo, da cui esulano affatto i problemi di rapporto, di tonalità e di perfezione lirica. Le approssimazioni sono più di tinte che di colori e l’intima povertà e uguaglianza è mascherata solo dal trucco dell’entusiasmo e della dedizione.

Sarebbe difficile seguire la linea del suo noviziato e stabilire una gerarchia dei suoi interessi, perchè ella prende troppo sul serio le cose (s’intenda il veleno dell’argomento) e resta assolutamente soffocata dall’incubo della teatralità che esclude in lei ogni vita non meramente scenica, e ogni calcolo di pudore e di riserbo. L’enfasi si diletta di ripetuti cimenti attraverso i quali le maschere si mutano, ma l’intima sterilità si rivela nel modo più sconsolante. E’ la patologia di Bataille portata a una tensione soltanto sopportabile perchè alternata con confessioni affatto naturali di femminilità. Sia che ella si prodighi nella suggestione cinematografica della Marcia nuziale, della Donna nuda, de La Falena, della Moglie del Dottore o de La piccola Fonte, sia che ricerchi il convulso di Anfissa, del Ferro, de L’innesto o di Wedekind sia che si pieghi al misurato sogno de La Gioconda o de La Bella Addormentata, invano cercheremo di scoprire sensi più profondi dell’esibizionismo. L’attrice popolana vuole il plauso della platea, non il giudizio del critico. Le sue rudimentali riflessioni tendono a equilibrar l’azione intorno a questo gioco suggestivo di fascino sentimentale; si direbbe che ella non reciti misurandosi sapientemente ai significati più riposti di stile, ma ubbidendo quasi ad una allucinazione iniziale e generica, ossia per l’appunto a un artificio pratico di intuito volgare. Mentre la fecondità vera si nu-