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la frusta teatrale 77

Questa rigorosa sicurezza mantenuta anche nelle scene più apertamente conclusive è l’attestazione singolare delle veraci attività che la sua intelligenza e il suo calcolo nascondono. Un identico processo di virtuosità nell’annullamento temperato di sè troveremo nell’Amore senza stima, in Parisina, in Maternità, in Ali, o nei nevrotici drammi di Bataille, dove per altro la lotta tra l’appariscente artificio morbido e sentimentale degli autori urta, procurando dolci sorprese, contro il complesso gioco e la sottile contraffazione che l’attrice presenta nella sua dominante sicurezza. Sarebbe difficile segnalare in lei un’inquietudine che non si riduca subito alla gelidezza nativa, e tutte le ricerche acquistano il loro colore personalissimo per un’acre indifferenza e un’acuta amarezza, le sole qualità che rivelino ancora la donna, quasi con voluttà di perfidia, nell’ascesi dell’attrice.

Siffatte superiorità di compostezza non riuscirebbero chiare se dall’osservazione dei singolari cimenti cui il sua spirito si sottopone non risalissimo ad esami più integrali. Il segreto di Alda Borelli è nell’esuberanza delle sue esperienze vissute. Nessuno meno di lei può dirsi figlio d’arte. Il suo interesse per la scena è un lusso e una maturazione riflessiva di intensità superiore ed esterna alla sua vita. Non recita con ansia o con l’aspettazione di una sorpresa, non è femminilmente paurosa dell’imprevisto. Parrebbe che abbia già abbastanza vissuto: ora può dilettarsi del canto.

Le timidezze e le indecisioni sono soltanto formali: non si tratta mai, in nessun modo, di compromettere la persona. L’arte è veramente la sua seconda vita, è una meditata sicurezza in cui ella si trova rinata e dell’imme-