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-ci (come per lo più degli attori) trattandosi molto semplicemente, anche nei casi di qualche entità, di cimenti affatto isterici connessi alla vicenda delle evoluzioni lunari.

Non sarebbe dunque opportuno ricorrere per Alda Borelli a giustificazioni pedantesche e teoriche quando le più semplici osservazioni suggeriscono di tenersi ai risultati: in tema di sesso e carattere l’insegnamento di prudenza viene anche dalle esperienze del Nord: e si può ritenere per assodato che in questo almeno la supposta natura diabolica della donna non sia smentita, nelle inesauribili canzonature con cui ripaga i suoi teorici.

Più che una peregrinazione concettuale definitrice si richiederebbe qui per Aida Borelli un commento scenico simile a quello che tutti conoscono sulla Ristori e sul Modena, tracciato, s’intende, con la debita pazienza e con vigile attenzione.

Ma sono imprese codeste cadute in disuso, non sembrando abbastanza piccanti e redditizie, e non nascondendo con maliziosa promessa agognati segreti. O forse gli intendenti si son fatti troppo superbi e gelosi per decidersi a fermare nel momento di una significazione solenne e trasmettere alla posterità il viso di una bella donna atteggiato per essi soli a una maschera tragica. Se pure il cinematografo non prolungherà questi tramonti conservando, invece della misurata tragedia dei lineamenti, l’esasperata tensione della posa.

Del resto, meglio che ricorrendo agli strumenti meccanici della moderna magia, chi ascolti il pensiero della curiosità, potrebbe senza sofferenza immaginare i gusti e la volontà e la persona di Alda Borelli lasciando parlare le opere che attestano i limiti istintivi delle sue preferenze e