Pagina:Gobetti - La frusta teatrale,Corbaccio, 1923.djvu/67

VII


Le astuzie della critica


Poichè il moderato scetticismo connaturale col mestiere ci allontana per giusto equilibrio dalle apologie e dalle solennità conclusive, giova che il lettore avverta le adesioni attraverso gli equivoci del sottinteso e il dubbio metodico dell’equità che s’invigila. Del resto se le ineguaglianze di tono lasciassero sussistere certa sorpresa non avremmo esitazioni a confidare, senza il vincolo del segreto, il fondamentale atteggiamento di simpatia con cui seguiamo la critica e gli artifici di Alda Borelli. Anche prima di leggere Diderot ci aveva convinti la sua tragica capacità di non commuoversi. Nè si potrebbe immaginare, tra tanti attori e attrici romantici, commossi, umani, spasimanti di dedizione al personaggio che vi ammaniscono, più riposante sorpresa che la spavalda indifferenza di questa sorella e canzonatrice affettuosa di Lyda, e il magico cinismo di sapersi calcolare e risparmiare dove l’impudente menzogna del convenzionale istrionico crede di lasciar parlare la carne, i nervi, le viscere, come se fossimo tra selvaggi.

Mi è parso sempre un fatto pacifico e istintivo il dover sorridere agli usati discorsi di intelligenza delle attri -