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VI


L’estatica sognante ossia Hjordis sposa Fabrizio


Non si saprebbe valutare adeguatamente Emma Gramatica, non si saprebbe spiegare come coesistano nel suo teatro la fine originalità dell’interpretazione di Pigmalione e la banale virtuosità di Marcia Nuziale se non si risalisse alle relazioni che la collegano con Eleonora Duse. Della Duse conserva la teatralità e l’aristocratica inquietudine della ricerca, le manca la mistica esuberanza d’espressioni e l’anima religiosamente inesauribile; quasi si direbbe che nel fascino sentimentale della sua tenue femminilità si esauriscano quelle che ad un osservatore incantato potrebbero sembrare doti di comunicazione artistica.

Coi limiti qui suggeriti sono evidentemente contradditorie certe posizioni incondizionate e dedizioni solenni, a cui la critica e il pubblico intellettuale hanno consentito per un innato candore di galanteria e che in verità hanno solo il torto di accettare per scaltre meditazioni le più accessibili e naturali ambiguità pensose, le quali senza disturbare alcun esotico fisiologo di spleen, si descrivono semplicemente tenendo presenti i capricci e le curiosità di una figura che eserciti il ruolo dell’ingenua sfortunata.