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-ria attesa. Questo ci dice perchè Hedda Gabler è un’opera d’arte e perchè La Donna del Mare è un’opera fallita.

In Ellida il senza volontà soggioga la volontà: ella non può salvarsi appoggiandosi al marito, perchè si ripeterebbe il fallimento di Nora. Bisogna che la salvi il principio di responsabilità che è in lei, bisogna che ella liberamente scelga per riparare l’errore del matrimonio quando ha sacrificato la sua libertà vendendosi. Allora ella decide e si salva.

C’è in Ibsen questo processo volitivo per cui dall’indeterminatezza e dal dissidio si passi alla decisione, all’azione, per virtù interiore, per approfondimento cosciente? Ammesso il compirsi dell’ipotesi, La Donna del Mare non sarebbe solo un capolavoro, ma quasi il ritrovamento magico del segreto. Ma Ibsen non è abbastanza scaltro per guardare nettamente quella tragedia positiva che per lui è mistero: non sa liberarsi se non soffoca l’autobiografia, diventando estraneo alla sua empirica coscienza morale Nella Donna del Mare egli non ha trovato questo processo eroico di affermazione: lo hanno sedotto gli elementi esterni, ha dovuto contemplare la sua tragedia rifatta in un simbolo senza distinzione. E questo simbolismo non è idealizzazione del reale, come credevano i nostri buoni vecchi, ma dissoluzione del reale almeno sinché il dualismo non si risolva, e il simbolo non diventi esso stesso palpito individuo di vita.

La spiaggia che già si ritrova in didascalia nel primo atto a indicare la nascosta ispirazione dell’opera, il quadro di Ballested della sirena che non può ritrovare la via del mare, l’artificio simbolico del gruppo di Lyngstrand, il mistero sottile della significazione dello Straniero, dei suoi