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del lavoro della mia settimana di vita se esso servirà a preparare il buon animo per i! domani. Ma più di tutto sarò contento se esso contribuirà a temprare gli animi per la settimana che immancabilmente succede».

Frutto di questi propositi è La Donna del Mare. Segue nell’opera ibseniana di appena un anno l’austera catastrofe di Rosmersholm. E nascerà dalla sua calma serena, nel 1890, Hedda Gabler, ultima tappa, se si vuole accettare il suo linguaggio morale, per giungere al Costruttore Solness, a G. G. Borkmann, al Piccolo Eyolf; cinque capolavori in dodici anni: ci si può domandare davvero come in questo fervore creativo sia penetrata la stanca attesa e la schematica soluzione della Donna del Mare.

Rosmersholm e Solness rappresentano l’etica drammaticità volitiva che ha il suo centro e la sua misura nella catastrofe come cosciente suicidio. Hedda Gabler è il momento di sosta vanamente cercato nella Donna del mare, e conquistato invece nella contemplazione del dramma di una morale eroica, che ha il suo principio e il suo rigorismo in un’attività volitiva solitaria e straniera: Ibsen vi realizza un risultato morale soltanto in quanto vi stronca le volontà anarchiche che vogliono sottrarsi alle responsabilità sociali. Il fallimento di Hedda Tessman. è la vittoria di lbsen, invano sperata attraverso la retorica di Catilina, epicità di Brand e di Peer Gynt. la storicità di Cesare e Galileo, la lotta contro la materia nei Fantasmi e contro la bugia nel Nemico del popolo. La pace di lbsen, la sua affermazione, può trovarsi soltanto nella contemplazione serena del dramma opposto a lui, votato alla catastrofe: poiché l’arte sua è fatta di chiarezza etica ed egli invece non ha saputo mai penetrare il mistero della vitto-