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Pochi hanno saputo ritrovare come Eleonora Duse l’incanto e il tormento di questa sensibilità esasperata. Nella quale assistiamo un po’ stupefatti al miracolo di una profondità, in cui è immanente un vero e proprio fattore mistico, che si rivela (si rivela; non si esprime che è concetto critico e moderno) con l’ansia e l’ingenuità del primitivo, nella purezza, senza storia e senza riflessione, della sensibilità libera da tutti gli intellettualismi.

Nè questo nostro parlare di «sensibilità pura e immediata» dovrebbe confrontarsi con le risapute definizioni di esaltato romanticismo che pensano di scoprire la poesia proprio mentre si discostano da lei, disdegnosa di immodesti programmi. La formula che stiamo svolgendo è valida per Eleonora Duse soltanto: mentre nei citati luoghi comuni, nonostante i propositi di inesperti scrittori, suol significare niente altro che una crisi di incapacità espressiva.

Eleonora Duse, invece, moderna soltanto perchè romantica, ha trovato i confini del suo romanticismo; e soffrendo come i romantici di incapacità espressiva, povera di mezzi raffinati e di coscienza astuta, è giunta alla sua maturità invece che per la via della determinazione estetica espressiva, attraverso la «rivelazione religiosa» del genio.

Così bisogna intendere il suo misticismo, che è vitale e fecondo, così bisogna valutare le sue forme di esaltazione, che paiono morbose alla nostra maturità critica, e invece sono realtà spirituale precisa, che infrange gli schemi intellettualistici appunto perchè non vuole sostituirsi alla nostra razionalità.

Ella non conosce leggi ferme, non interpreta, ma dice vibrazioni sue ed opera per esse: non è un’attrice di pre-