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40 | p. gobetti |
suoni gutturali, di barcollamenti: nè per il teatro di Turgheniev e di Hauptmann pare che si debban richiedere doti più austere. Dell’ibsenismo di Zacconi si è fatto un gran discorrere inconcludente, ma l’attore non ha pensato ad altro, se si vogliono calcolar gli effetti, che a sviluppare poche didascalie riferite all’infelice Osvaldo e contraffare senza decoro un’opera incerta che soltanto la Duse poteva intendere adeguatamente.
L’ultima avventura, e la più riposante, perchè contenuta entro limiti insoliti di prudenza, fu Zacconi attor comico. Un esperimento di bonarietà miope, un’ilarità di bambinone: la comicità dialettale del Cardinal Lambertini. Monotono semplicismo senza gusto d’analisi, ma francamente rudimentale col tentativo di fondar la risata nel contrasto tra la bonarietà popolana e maliziosa che parla in dialetto e la dignità che la figura storica dovrebbe impersonare. Quasi senti ancora odor di campagna inurbanata; ma, checché si dica, noi non riusciamo a vedere accolli distinto dal suo eroe, dal suo Cardinal Lambertini. Se i limiti che si ribadiscono con questa conclusione consentano una rassegnata tolleranza o se non affermino invece una grossolana sterilità giudichi chi avrà inteso.