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la frusta teatrale 39


-cale non perderà un Otello così poco «vero»? Fatemi scappare invece Desdemona discinta con grida e balzi del tutto naturali; fatemela giustiziare con la spada del guerriero Otello, e al posto del bacio ingenuo mettete il grido della vendetta: chi la vincerà per copia di geniali emozioni tra Shakespeare e il trionfante Ermete? Solo il più duro e inumano dei cuori esiterebbe nella risposta. E le obbiezioni presuntuose degli intendenti son nient’altro che falli d’ignoranza o chiacchiere di fantasticatori pronti ad affermare (oh goffe scoperte!) che la Desdemona di Shakespeare tanto poco intenda le leggi umane vere che possa tranquillamente parlare anche morta. (Così io avevo risposto alla diligente giustificazione medica offerta da Ermete Zacconi alle mie critiche: pare, secondo l’illustre attore, che la morte per soffocazione non consentirebbe per naturale legge fisica gli ultimi accenni della morente!)

Del resto il problema sta nel mettere al giusto posto gli sforzi di ognuno. Diremo pertanto che al barbaro Shakespeare Zacconi ha appreso i più raffinati problemi di scienza patologica e ha posto i suoi eroi al cimento duro di un confronto con una sapiente collezione di epilettici. E dovendosi trattare di effetti storici e di risultati definitivi caratterizzeremo l’epoca e l’esperimento ricordando come un capitolo delle vicende incontrate dalla fama di Shakespeare sia venuto a coincidere per piacevole curiosità con la storia dell’antropologia criminale.

L’argomento sembra aver esaurito le più succose curiosità. La storia del solitario Giovanni Vockerat sarebbe ancora la storia di un degenerato per infiammazione polmonare, stranamente ricco di atteggiamenti cinematografici; Vassili di Pane altrui è un esperimento di lagrime, di