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la frusta teatrale | 25 |
so qual criterio di distinzione rimarrebbe tra arte e non arte se il giudizio estetico deve essere rimandato al momento della rappresentazione e potendosi discuterne infinitamente la validità (ciò che non è riuscito a fare un attore si può presumere sia per essere fatto da un altro): ci troviamo permanentemente in uno stato di sospensione di giudizio: e non v’è alcuna ragione, in nessun momento, per dichiarare esaurito il numero delle prove.
Qui è probabie che non ci si accuserà di troppa espansione se metteremo a parte i lettori, con breve semplicità, di una nostra esperienza. Confortati da una teorica sicurezza, ricca di inesauribile prove, cercammo la verità delle premesse nell’importanza di illuminati esperimenti particolari. Ossia dopo aver teorizzato l’interpretazione sperammo di trovare le interpretazioni e di arricchire con queste, quasi esemplificando, il primo concetto. L’inchiesta ebbe quei frutti che alla candida ingenuità si spettavano; sicché la documentazione che qui vogliamo dare sarà più frequentemente documentazione negativa che constatazione di risultati, e il sereno compiacimento del nostro mestiere ci è qui quasi inesorabilmente precluso. Ci sembra di avere così spiegato non troppo implicitamente perchè invece delle promesse analisi e contemplazioni critiche il lettore troverà quasi sempre nascosti con le precauzioni d’uso e nella naturale indulgenza, processi specifici alle individualità. La spiegazione dei limiti diventava necessariamente per l’istintivo disinteresse un’indagine delle caratteristiche morali: ci siamo ridotti a presentare dei profili; se sembreranno accuse non si vorrà attribuirne tutta all’autore la colpa.