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la frusta teatrale | 137 |
quarto atto dove l’intensità caricaturale nuoce forse un poco all’economia dell’architettura generale (benché la scena sia, nella comicità dello sviluppo, uno degli spunti più solenni).
Il pubblico numeroso che assistè alla riesumazione non era in disposizione spirituale degna della finezza irenica dell'architettura della Mandragola La Compagnia accentuò la malizia, non la finezza. Discreti il Lacchini, il Niccòli (unilaterale), la Niccòli. Ci diedero invece un Callimaco becero, ilare e appassionato.
L’ammalato immaginario (15 settembre 1922) — Solo l’esame degli intermezzi di Molière e delle sue commedie fantastiche, come l’Anfitrione, può condurci a individuare la vera personalità, artisticamente riuscita dello scrittore francese. Qui c’è lo stile di Molière, la sua scherzosa indifferenza fantastica, la sua serenità antipedantesca, la felicità con cui egli sa levarsi ironicamente al disopra del cadente mondo della nobiltà e della nascente presuntuosa borghesia. La critica romantica degli Schlegel e del De Sanctis giovane reagì giustamente ai fanatismi di ammirazione veristica attraverso cui si guardavano opere di massiccio malumore come il Misantropo e di equivoca comicità come l’Avaro. Ma non seppe (anzi non volle) giungere al problema di stile e di eleganza che avrebbe potuto giustificare l’ammirazione dei critici francesi. Invece quando si sia ben determinato che i capolavori di Molière sono Les précieuses ridicules e Amphitryon anche la validità episodica di molti frammenti delle altre opere di Molière resta definitivamente fissata.
Le Malade imaginaire è l’ultima commedia di Mo-