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-pare, senza divenire un burattino, all’azione: che è l’esplicarsi in perfetta indipendenza di un’arte, non il confuso groviglio di interessi. Usando un linguaggio pittorico si direbbe che Machiavelli sa conservare la giustezza delle tonalità, qualità sovrana che manca al Goldoni; perciò nel Goldoni l’intreccio diviene intrigo e il carattere è astratto, è la deformazione di una fotografia; continuando la metafora: Goldoni non ha saputo risolvere nella creazione dei suoi ambienti il problema della luce: il trucco di una concentrazione di effetti va a scapito dell’architettura e dei particolari. Goldoni sta a Machiavelli come l’esile Pietro Longhi a Carpaccio. (Dedico questa parentesi ai goldoniani che non hanno capito la grandezza della «Mandragola»: per es. S. D’Amico).

Tutte le forze si equilibrano nella commedia perchè il Machiavelli è, e non poteva non essere, il poeta dell’azione. Posso anche consentire al Mondolfo di paragonare Ligurio al Principe. Ma non più oltre: Ligurio non soverchia l’azione, non è il protagonista. Tutte le creature della v Mandragola» sono uscite a un sol parto dalla fantasia del Machiavelli, son creature sue tutte, tutte protagoniste, degne di starsi a fronte. E la commedia è la favola della praxis operosa: Machiavelli, il teorico dell’azione, l’ha qui vissuta elementarmente: meglio che col Principe regge dunque il confronto con le Lettere, perfettamente con le Legazioni: anche qui i personaggi si governano con diplomazia e fan partecipare all’opera propria l’imprevisto; «di cosa nasce cosa, e il tempo la governa». Credete di udire il discorso di un ambasciatore veneto o un consiglio del Guicciardini: e parla invece l’appassionato Callimaco (neanche penetrato dal De Sanctis).