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II
Lettura e contraffazione
Non parrebbe difficile tentare la riduzione del fatto teatrale al concetto unico di arte. La poesia drammatica è una visione del mondo dello spirito rappresentato dall’artista nell’intimità del suo animo e non è diversa di significato dalla poesia epica o lirica. Il critico o il lettore che la vuol penetrare deve rivolgersi al valore dell’espressione, trascurando il fatto contingente che l’artista direttamente si confessi o si disponga a cimenti obbiettivi.
Dicono che il teatro sia comunicazione di popolo e di poeta: e comunicazione presupporrebbe comprensione, ossia un punto, un momento comune per cui poeta e popolo siano uniti ed operino insieme e lo spettatore giunga a commuoversi tanto da diventare attore. Questa commozione potrebbe nascere soltanto da una grande idea, da un’ispirazione religiosa e se ne citano gli esempi nel dramma di Shakespeare e nella tragedia greca, attuazioni di un mito popolare, universale nel suo spirito e nel suo significato.
Ma la comunicazione che c’è tra spettatore e attore, tra pubblico e artista, è identica con quella che lega poe-