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Cap. IV.
Andavano intanto coll’avanzare della primavera sempre più spesseggiando gli ammalamenti e le morti. I magistrati, come chi al raddoppiar di chiamate, e al continuo battere della luce, si1 risenta da un alto sonno, cominciavano a riandare ciò ch’era accaduto, a guardare ciò che accadeva, a sospettare, quindi a risolversi che2 bisognava far qualche cosa. Ordinarono contumacie, bollette, purghe di merci; fecero porre cancelli alle porte, delegarono nobili che vi assistessero, intimarono pene a chi trasgredisse gli ordini della Sanità o turbasse con minacce3 o con insulti quegli che gli eseguivano;4 consultarono sui mezzi di fornire alle spese sempre crescenti del Lazzeretto, e di tutti gli altri servizj, e di nutrire una gran parte della popolazione, alla quale cessavano i lavori e i mezzi di sussistenza. Ma la difficoltà era appunto nel trovare questi mezzi.
Il Marchese Spinola de los Balbasos5 governatore,6 stavasi a campo sotto Casale, occupato nel suo principal mestiere d’eroe. I Decurioni spedirono deputati a rappresentargli7 le urgenze dello Stato, l’esaurimento delle casse municipali, l’impossibilità di aumentare le imposte, quando le correnti non erano pagate per inabilità, e ad implorare
- ↑ desti da un
- ↑ qualche cosa bisognava fare
- ↑ [e] e cont
- ↑ [consultarono sui mezzi anche di sovvenire] riconobbero che era necessario
- ↑ era assen
- ↑ era assente da Milano, occupato sotto Casale
- ↑ le urgenze e i pericoli del paese, ad implorare che l’erario si assumesse l’esaurimento delle casse municipali, che ai bisogni;