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Cap. II.
Le contingenze infelici della vita umana son tante, che non di rado l’uomo oppresso da una sventura, può consolarsi col pensiero d’altro male o di peggio, che, senza quella sventura, gli sarebbe capitato infallibilmente. Se1 la infame passione di D. Rodrigo non2 fosse venuta a turbare i placidi destini di Fermo e di Lucia, essi, dopo d’aver passato un anno3 d’inopia,4 contra la quale chi sa se5 le loro facoltà avrebbero bastato, si sarebbero ora trovati, probabilmente con un6 bambinello, esposti7 nel loro paese8 a quella orrenda furia militare, costretti a fuggire; e,9 quando avessero schivati tutti i pericoli della persona, tornando poi a casa,10 non v'avrebbero trovate che le muraglie, e quelle mezzo diroccate, e11 i segni perversi e luridi del sozzo torrente, che v’era passato. Questi guaj12 sembrano ora leggieri, al paragone di ciò che Lucia e Fermo hanno sofferto in quella vece; ma allora, non13 v’essendo il paragone e non potendo essi nemmen per sogno immaginare come possibili tutte le traversie, che abbiamo narrate,14 quel minor male sarebbe ad essi paruto il colmo della infelicità. Comunque sia, in mezzo a tanti mali fu una ventura per entrambi l'esser lontani da casa loro in quel brutto momento.15