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614 | gli sposi promessi |
bastava quello che era stato loro abbandonato1 e a cui le arti di preservazione degli abitanti avevano suggerite nuove arti di offesa e di depredazione, si diedero2 a rintracciarli. Quelli che erano stati più lenti a fuggire, o che furono sorpresi nei loro nascondigli, strascinati giù pei greppi3 a minacce, a percosse,4 ricondotti nei villaggi, erano quivi sottoposti alle torture, che può inventare la cupidigia più crudele, perché rivelassero i tesori nascosti. Due passioni ben diverse, ma egualmente potenti, l'avidità e il terrore supplivano alle convenzioni5 del linguaggio, e si spiegavano fra di loro in un rapido e terribile dialogo. I gemiti, le voci supplichevoli, le mani giunte al petto, o stese al cielo6 non impetravano che nuovi strazj: l’infelice, che si prostrava ad abbracciare le ginocchia dei suoi oppressori, era rialzato a forza di percosse. Colui che aveva riposto sotterra o danaro o suppellettile, o a cui il vicino per far pompa di previdenza e di sicurezza nei suoi ripieghi aveva confidato il luogo del suo deposito, si stimava felice di avere con che acchetare quella perversità: accennava premurosamente, e7 con aria di sommessa8 e quasi amichevole intelligenza ai soldati che lo seguissero, e mostrava loro la terra di recente smossa, o l’armadio murato di fresco; e cercava di sguizzare fra mezzo i9 saccheggiatori,10 che, ciechi per ingordigia, si gettavano a gara su la preda.
Dalla Valsassina il temporale discese nel territorio di Lecco.11
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- ↑ a percosse e [a mi] a minacce
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- ↑ predatori occulti
- ↑ che acciecati per avidità
- ↑ Per maggiori notizie sui governatori spagnuoli, si veda l’appendice H.