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appendici | 805 |
l’entrata della terra, dalla parte dei monti, e separato dalla via che conduce da Lecco a Bergamo, era il convento dei cappuccini. Il sole, appena spuntato dal monte, saliva lentamente nel vasto sereno, e la sua luce dalle sommità dei monti opposti scendeva, come spiegandosi rapidamente giù per le chine, e nella valle, quando il Padre Cristoforo uscì del convento, avviandosi alla casetta dov’era stato domandato. Un venticello d’autunno, spiccando dai rami ondeggianti le foglie appassite del gelso, le portava a cadere a qualche passo dall’albero. Dove la siepe o il muricciolo non impediva la vista del passeggiero, si scorgevano a dritta e a sinistra splendere nei campi i filari delle viti per le foglie colorate di mille rossi diversi, e le aiuole lavorate di fresco spiccar nereggianti di mezzo al terreno. L’aspetto della terra era lieto, ma ogni figura d’uomo che apparisse portava dipinta la scontentezza e la sollecitudine. Ad ogni tratto s’incontravano mendichi laceri e macilenti, o invecchiati nel mestiere, o che la necessità induceva per le prime volte a tender la mano. Passavano cheti accanto al Padre Cristoforo, e benché non potessero sperar nulla da lui, giacché capuccino non toccava mai moneta, pure gli facevano un inchino di ringraziamento in riconoscenza della elemosina che avevano ricevuta; o che andavano a cercare al convento. Sull’aspetto dei lavoratori sparsi pei campi appariva un abbattimento diverso e ancor più compassionevole.
Fa1
L’uomo sa tormentare l’uomo2 nel cuore; e amareggiargli il pensiero di modo che anche la memoria3 dei momenti4 passati lietamente5 affacciandosi ad esso perde ogni bellezza, e porta un rancore non temperato da alcuna compiacenza; e tutta dolorosa:6 reca all’afflitto una certa meraviglia che abbia potuto altre volte godere, e non desidera più quelle contentezze delle quali non