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— Perché non le ha fatte in tempo? Perché dirmi che tutto era finito? perché aspettare...?

— Ecco, mi rimproverate la mia troppa bontà. Ma adesso, mi son venute... basta, so io.

— E che vorrebbe ella ch’io facessi ?

— Che aveste pazienza per qualche giorno; figliol caro; qualche giorno non è poi l’eternità; abbiate pazienza.

— Per quanto?

— Via, in quindici giorni cercherò di fare...

— Quindici giorni! La è curiosa questa faccenda! Si è fatto tutto quel ch’ella voleva, si stabilisce il giorno; e ora ella mi viene a dire che bisogna aspettare quindici giorni. Quindici... gridò poi con voce alta e rabbiosa preparandosi a dire chi sa quale diavoleria.

— Via non vi alterate, per amor del cielo. Vedrò, cercherò se in una settimana...

— E a Lucia che debbo io dire?

— Dite che è un mio sbaglio.

— E il mondo che dirà?

— Dite pure che ho sbagliato io, gettate tutta la colpa addosso a me. Via, per una settimana...

— E poi, non ci sarà più altri impedimenti?

— Quando vi dico...

— Ebbene, pazienterò per questa settimana; ma ritenga bene che, passata questa, non mi contenterò di ciance. Intanto, la riverisco. E cosi detto se ne andò facendo a don Abbondio un inchino più frettoloso del solito, con una occhiata più espressiva che riverente.


E1

Pescarenico è una terricciola posta su una riva sinistra dell’Adda, o vogliam dire del lago, pochi passi al di sotto del ponte: un mucchietto di case abitate per lo più da pescatori, e parate al di fuori di tramagli e di reti tese ad asciugare: in faccia al-

  1. Dalla colonna sinistra, come le due precedenti. Si veda a pagina 63, Cap. IV.