Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
786 | gli sposi promessi |
fare la tal cosa, a guardarmi dalla tal altra.» Lucia però non1 si trovava appagata di questa morale:2 le pareva confusamente3 che qualche cosa le mancasse. A forza di sentir ripetere la stessa canzone, e di pensarvi ad ogni volta, ella disse un giorno a Fermo: «Ed io, che debbo io avere imparato?4 io non sono andata a cercare i guaj, e i guai sono venuti a cercarmi. Quando tu volessi dire,» aggiunse ella soavemente sorridendo, «che il mio sproposito sia stato quello di volerti bene, e di promettermi a te.» Fermo quella volta rimase impacciato, e Lucia, pensandovi ancor meglio conchiuse: che le scappate attirano bensì ordinariamente de’ guaj; ma che la condotta la più5 cauta, la più innocente non6 assicura da quelli; e che quando essi vengono, o per colpa, o senza colpa, la fiducia in Dio gli raddolcisce e gli rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benché trovata da una donnicciuola, ci è sembrata cosi7 opportuna che abbiamo pensato di proporla, come8 il costrutto morale di tutti gli avvenimenti che abbiamo narrati, e di terminare con essa la nostra storia.
17 7bre 1823.9
- ↑ era
- ↑ che non le pareva
- ↑ le m
- ↑ perché
- ↑ pur
- ↑ ne
- ↑ [ragionevole] bella
- ↑ la morale
- ↑ In mezzo alla colonna.