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776 | gli sposi promessi |
Prima di tutto egli si fece pregare alquanto prima di aprire la porta a Fermo; anzi non1 vi si ridusse2 che allorquando la voce di questo gli parve un po’ alterata, e le parole tinte un po’ di minaccia. Apertogli, lo accolse con3 quella cera che un uomo imbrattato di debiti mostra ad un creditore che vorrebbe sapere mille miglia lontano, ma che pure non vorrebbe irritare al segno che quegli gli desse un libello.
«Siete qui voi!» disse Don Abbondio.
«Son qui,» rispose Fermo, «grazie a Dio, e sono ad avvertirla che presto sarà qui anche4 Lucia Mondella, con la quale ella avrebbe dovuto sposarmi, è un anno e dieci mesi,5 e con la quale ora ella mi sposerà. Meglio tardi che mai.»
«Oh santo Dio benedetto!» sclamò Don Abbondio.
«Signor curato,» ripigliò Fermo:6 «quel signore che diede tanto fastidio a noi poveretti ed anche a lei, non ne darà più a nessuno.»
«Che vuol dire?» chiese Don Abbondio.
«Vuol dire,» rispose Fermo, «che Don Rodrigo a quest’ora debb’esser all’altro mondo.»
«Chi lo dice? chi lo dice?»
«Lo dico io,» rispose Fermo, «che l’ho veduto al Lazzeretto,7 col male addosso, acconciato pel dì delle feste, che faceva pietà.»
«Eh figliuolo! si guarisce, si guarisce dalla peste. Siam guariti anche noi.»
«Le dico, che a quest’ora sarà morto sicuro.»
— Se fosse la vacca d’un poveruomo, — disse Don Abbondio fra sé e sé.
«Basta,» soggiunse Fermo con8 quel tuono risoluto, che spiaceva tanto al suo ascoltatore: «basta, quel che è stato, è stato; ma finalmente quel che si doveva fare prima l’ha a fare ora, e si farà.»
«Ma un parere,9 un parere d’amico,» disse con una amabile modestia Don Abbondio, «non ha da potervelo dare un vecchio, che vi vuol bene?»
«Che parere?»